Teatro

Claudio Insegno: 'Viva i format...almeno quelli già provati!'

Claudio Insegno: 'Viva i format...almeno quelli già provati!'

Il prolifico attore e regista teatrale, tra i più richiesti nel panorama nazionale, parla della versione italiana del musical – campione d'incassi a Londra e New York – Jersey Boys, prossimo al debutto al Teatro Nuovo di Milano.

Non si concede un attimo di tregua il regista e attore romano Claudio Insegno. Tra una prova e l’altra di due allestimenti differenti (una commedia brillante a Roma, nel mese di maggio, e un ruolo da attore comico, per una sola sera, a Martina Franca), ha trovato il tempo di condividere con i lettori di Teatro.it l’incredibile esperienza dell’allestimento della versione italiana del musical Jersey Boys - che racconta la storia di Frankie Valli & The Four Seasons, celebre gruppo pop-rock statunitense, particolarmente distinto da altre formazioni degli anni Sessanta per il sound tipicamente italo-americano – una produzione di Lorenzo Vitali, al debutto presso il Teatro Nuovo di Milano dal 15 aprile. Il regista non trascura, in questa intervista, di esprimere il proprio parere sulla situazione attuale, a livello nazionale, di teatro e cinema.

Claudio, a pochi giorni dal debutto milanese, cosa puoi raccontarci dell’allestimento e delle anteprime presentate a Sassari del musical Jersey Boys?
L’allestimento è stato realizzato complessivamente in un mese di prove, tra Milano e Sassari, dove siamo andati in scena con tre anteprime. Si tratta di uno spettacolo estremamente faticoso, un “pachiderma”. Gli attori in scena interpretano ciascuno diversi personaggi. Musica dal vivo, numerosi cambi di scena e di costumi. Qualcosa di davvero complicato, che è stato realizzato in un mese, è il risultato lo trovo veramente eccezionale. E’ una specie di girandola, sembra di stare sulle giostre, è un continuo cambio, è uno spettacolo che si regge sul ritmo e sulla bravura degli attori e dall’orchestra del vivo.

Per il cast deve trattarsi di un livello di impegno non indifferente…
Il format dello spettacolo è concepito proprio così: quindici attori che interpretano venti personaggi; ognuno di loro “dura poco”, quindi sono intercambiabili e i ruoli più “lunghi” sono quelli dei quattro protagonisti. La caratteristica particolare dello spettacolo è proprio questo: ogni elemento, a partire da un tavolo, funziona – ed è stato pensato – per essere utilizzato più volte.

Quindi sei favorevole alla “modalità format teatrale”?
Se il format riscuote un buon successo – come nel caso di Jersey Boys a Londra e New York -  sì! Quando si prendono i format dall’estero, è difficile sbagliare, ma devono essere prodotti già testati.

Si sta già pensando a un tour dopo le repliche di Milano?
Le aspettative su questo spettacolo sono tante, anche da parte del pubblico, e abbiamo capito che senza l’orchestra dal vivo – elemento che rende lo spettacolo meno “accessibile” sotto il profilo dei costi di allestimento – non potremmo muoverci. Per cui sicuramente toccheremo le grandi città con la presenza in scena dei musicisti. Per adesso, possiamo dire che la scommessa è vinta. Tu sai meglio di me che non è la bellezza di uno spettacolo a decretarne il successo, purtroppo. Abbiamo assistito, durante questa stagione, a spettacoli molto belli, che però non hanno ottenuto il successo sperato. Naturalmente, io mi auguro che il pubblico gradisca questo musical al punto tale da raggiungere buoni risultati.

Che atmosfera si respira in questi giorni all’interno del cast?
Riprenderemo le prove, a pieno ritmo, tra qualche giorno e sono previste due anteprime mercoledì 13 e giovedì 14 aprile. Tutti quanti sono in attesa di ricominciare e hanno voglia di “sfondare la platea”, in un certo senso.

E per te cosa significa dirigere questo spettacolo?
Sto cercando di capire se funziona ancora tutto quello che ho fatto fino a questo momento; se quel ritmo che io ho adottato in tutti i miei spettacoli può andare bene per un prodotto così innovativo. Per quanto uno spettacolo possa essere drammatico o forte, deve far sognare e far evadere il pubblico.

Cosa pensi della situazione teatrale del momento?
Non sono solo i soldi che vengono a mancare, perché quando uno spettacolo piace, la gente va a teatro. Sicuramente noi addetti ai lavori stiamo facendo anche proposte “sbagliate” al pubblico, lo stiamo “massacrando”. Non voglio dire che quello che ora stiamo proponendo noi sia giusto e invece altri sbaglino, però continuiamo a sbagliare un po’ tutti perché ci affidiamo a spettacoli già visti, forse anche troppo vecchi e secondo me il pubblico si è anche stufato di spendere soldi per l’ennesima edizione di uno spettacolo che ha già visto. Portare in scena qualcosa di nuovo – in città come Roma e Milano - è pericoloso, ma  nello stesso momento fa bene al pubblico.

Parlaci di alcuni dei tuoi prossimi impegni.
Farò la regia di una commedia degli equivoci intitolata Una pazza vacanza, un testo di Luca Giacomozzi in scena al Teatro degli Audaci di Roma dal 5 maggio. Il cast è composto da sei giovani attori, che affiancano due “miti” del palcoscenico: Sandra Milo e Franco Oppini. A fine maggio ci saranno i provini per il secondo anno dell’Accademia CTC, qui a Roma: il primo è andato bene, ma si può fare ancora meglio.

E il cinema?
Non lo voglio più fare finché qualcuno non mi dà un milione di euro come budget! Ci sono tantissime proposte, ma sono tutte a basso costo e il cinema non si può fare senza soldi. Il teatro si può fare con una sedia, ma non si può pensare di realizzare un film senza soldi, mi dispiace.

In attesa di vedere sul palcoscenico del Teatro Nuovo il risultato del lavoro di questi ultimi mesi, un grosso “in bocca al lupo” va a Claudio Insegno e a tutto il cast del musical Jersey Boys.